72^ Squadriglia  I.T. -  Fort Bliss (U.S.A.)

 

Fort Bliss 1958, Eraldo Fracassi Fort Bliss è una delle più grandi basi dell'esercito USA ed è situato nella contea di El Paso in Texas. È una base di addestramento "Training and Doctrine Command" (TRADOC) dell'esercito USA. Con una area di circa 4500 km², che si estende attraverso gli stati del Texas e del Nuovo Messico, è la seconda area militare USA per estensione, dopo l'adiacente White Sands Missile Range. La base fu creata nel 1849, e a partire dalla Seconda guerra mondiale è stata principalmente utilizzata da unità di artiglieria contraerea (air defense artillery - ADA) ed è tuttora la sede di diverse brigate dotate di batterie missilistiche antiaeree Patriot. Fort Bliss , insieme al Redstone Arsenal di Huntsville (Al) è stato il principale centro di addestramento per il personale operativo e tecnico del sistema d'arma Nike. Fino al 1965 le unità Nike italiane hanno anche svolto i tiri reali annuali presso il poligono di Mc Gregor Range (New Mexico) un centinaio di miglia a nord di Fort Bliss. L'area che in seguito sarebbe diventata Fort Bliss fu impiegata per la prima volta nel 1846 quando il colonnello Alexander Doniphan alla guida di un gruppo di volontari del Mossouri attraversò El Paso verso la regione messicana di Chihuahua dove ottenne successi militari al passo di Sacramento. Due anni più tardi, il 7 novembre 1848, il dipartimento della Difesa decise di istituire un posto di controllo a El Paso. La prima guarnigione arrivò  l'8 settembre 1848 al comando di Jefferson Van Horne. Sul lato nord del Rio Grande trovarono solo quattro piccoli insediamenti dispersi nell'area. Il posto di guardia fu posto presso il Ranch Smith, dove ora c'è il centro di El Paso (Downtown), e Fort Bliss divenne uno degli avamposti della frontiera sudoccidentale per il controllo della nuova frontiera dalle scorrerie degli indiani Comanche e Apache. A causa delle continue scorrerie la truppa non rimase a lungo nel forte ma dovette muoversi frequentemente per ostacolare le minacce. Nel 1851 le due compagnie stanziate a El Paso furono spostate 40 miglia a nord presso Fort Fillmore e per due anni non ci furono soldati a guardia del guado sul Rio Grande.  Nel 1854, il posto di frontiera venne ufficialmente intitolato Fort Bliss in onore del T. Col. William Wallace Smith Bliss, l'aiutante di battaglia del generale Zachary Taylor durante la Guerra messicana e più tardi suo segretario quando il generale divenne Presidente degli Stati Uniti. Con il ritorno della guarnigione, nel 1854, il sito primitivo presso il Ranch Smith fu abbandonato e fu scelto una nuova area presso Magoffinville. Per i successivi 14 anni la truppa rimase in quel luogo cercando di contrastare gli attacchi Apache. Allo scoppio della guerra civile, nel 1861, la guarnigione ricevette l'ordine di consegnare il forte alle truppe confederate, che lo tenerono nel 1861 ma lo abbandonarono senza combattere l'anno successivo, all'avvicinarsi di una colonna unionista proveniente dalla California. Fino al 1865 costoro mantennero una guarnigione irregolare che consegnò il forte al 5° Reggimento Fanteria giunto per ripristinare l'istallazione. Fino alla resa di Geronimo, nel 1886, lo scopo del Forte fu quello di proteggere gli insediamenti e i coloni in transito dagli indiani. Fort Bliss fu seriamente danneggiato agli inizi del 1868 dalla esondazione del Rio Grande, e quindi si decise di spostarlo a quote più elevate, presso un luogo chiamato Concordia. Fino al 1869 mantenne il nome di Camp Concordia, quando fu ripristinato il nome di Fort Bliss. La vita al forte era difficile per problemi continui legati alla difficoltà degli approvvigionamenti idrici, il caldo, le precarie condizioni sanitarie con frequenti fenomeni di dissenteria e malaria. I rifornimenti, provenienti attraverso la ferrovia dal cammino di Sante Fè, erano molto irregolari.  Durante la seconda guerra mondiale, Fort Bliss cambiò ruolo e da installazione di cavalleria divenne un centro dedicato alla difesa aerea. Nel 1940 il Dipartimento della Difesa introdusse l'artiglieria contraerea e tra il 1948 e il 1966 furono sviluppati i programmi per i missili guidati. Nel 1954 fu costituita la  U.S. Army Anti-Aircraft Artillery and Guided Missile School. Nel 1968 fu fondata la Air Defense Artillery School che è rimasta in attività per 41 anni. Nel processo di trasformazione delle forza armate americane, Fort Bliss, da centro addestrativo diverrà un Comando di U.S. Army.  Il nuovo centro ADA sarà a Fort Sill, Oklahoma.

 
           
 
           
 
           
Serie di Cartoline 1984
           
           
Materiale Turistico El Paso 1984
           

200 Aviatori Italiani a Fort Bliss, da ALI NUOVE 1-15 luglio 1958

Texas, giugno 1958

Gli Stati Uniti sono tagliati sulla carta geografica certe volte seguendo pignolescamente meridiani e paralleli, e certe altre con contorsionismi irrazionali per spiegarsi i quali pensiamo che si debbano fare speciali corsi di teoria; il Texas è appunto uno di questi Stati mistilinei, ed El Paso (sul cui aeroporto siamo stati depositati) si trova in una protuberanza irrazionale infilata fra il Messico ed il Nuovo Messico. El Paso è, infatti, città di frontiera, e al di là del fiume si trova Ciudad Juarez che non è per niente il suo ritratto, o la sua versione messicana: è proprio un altro Paese, anzi un altro mondo. Teoricamente El Paso è, dunque, ancora città di frontiera. Che lì vicino ci sia un Forte fa parte della tradizione storica; ma oramai quel Forte è divenuto poco più di una espressione geografica, ed anche se parlando di Fort Bliss si sente odore di Geronimo, il famoso Capo Apache ribelle, di cariche di cavalleria e di altri ingredienti avventurosi sempre presenti nei film western, esso non è più che un gruppo di edifici “fedelmente ricostruiti” che ci parla di un passato tramontato per sempre. Le tradizioni militari però, a Fort Bliss sono state mantenute e continuate, anche se in altro modo; e difatti qui, dopo i battaglioni di un reggimento di fanteria, dopo gli squadroni della famosa cavalleria dell’Ovest ed infine dopo i “dotti” reparti della direzione di artiglieria dell’Esercito americano, vi si sono installati i genieri facendone un centro didattico importante. Da Fort Bliss sono passati i reparti della prima aeronautica militare americana, quando si chiamava ancora US Army Air Force, e qui infine si sono formati i reparti di difesa contraerea dell’Esercito. Dal luglio 1946 praticamente Fort Bliss si è trasformato nel Comando dell’US Army Air Defense Center, che praticamente è andato evolvendosi sempre di più ed oggi comprende un complesso di Istituti di istruzione militari che non è facile confrontare con altre scuole di altre nazioni sia per vastità di spazio a disposizione per grandiosità di mezzi. Attualmente funzionano nella località la US Army Defense School, lo US Army Training Center Antiaircraft Artillery, la 1st Guided Missile Brigade, il 6th Antiaircraft Artillery Gruop, lo US Army Air Defense Board oltre che un Office of Special Weapons Development. Il numero degli organism che si articolano intorno a Fort Bliss, e l’importanza che essi hanno, deducibile semplicemente dal loro titolo, dimostrano chiaramente come se sono cambiate certe tradizioni, se non si sentonmo più squilli di tromba e tambureggiar di zoccoli ferrati sul terreno calcinato dal sole, se non vi è più lampo di sciabole, esso rimane sempre un centro nevralgico ed importante dell’organizzazione militare americana. A Fort Bliss, che l’anno venturo avrà 110 anni di esistenza, si foggiano quel complesso di armi e di mezzi che debbono fornire alla nazione americana il suo scudo contro gli attacchi dall’aria. Non si può dire che si tratti di un compito secondario e neppure che non sia in linea con i tempi! Anzi, incerto senso, precorre i tempi e le loro necessità attuali. A Fort Bliss si seguono due linee di attività diverse anche se complementari: ossia si istruiscono gli uomini al maneggio delle nuove armi, e si utilizzano queste armi sia a scopo di prova sperimentale  e collaudo, sia a scopo di prova di impiego. Alle spalle di Fort Bliss si estende il deserto del Nuovo Messico, con alternati aspetti da deserto africano e da stopposa distesa di cespugli rinsecchiti sulla piana sabbiosa giallo-rossiccia. In questa vasta regione dall’aspetto aspro ed in molti casi desolato è stata tagliata una grossa area nella quale sono racchiusi i vari impianti sperimentali e poligoni di tiro del Centro. Le dimensioni di questa gigantesca “riserva” non sono facilmente concepibili nel nostro Paese dove la penuria di spazio è allo stato endemico da qualche secolo, quando si dice che da El Paso, nei cui pressi si trova il Comando e Fort Bliss, fino al poligono di Red Canyon che è il più settentrionale intercorrono oltre 200 chilometri di distanza, e che fra le catene dei Monti Franklin e San Andreas che corrono in senso nord-sud al limite occidentale della grande piana, ed i monti Hueco e Sacramento che la chiudono all’incirca nella stessa direzione ma al limite orientale ci sono circa 50 km di piana bruciata, il lettore avrà un idea geometrica, anche se non plasticamente chiara, di queste dimensioni. In questa zona immensa di oltre 10.000 kmq sono sistemati aeroporti, basi sperimentali, poligoni di tiro, la località dove è stata fatta esplodere la prima bomba atomica (considerata ormai “monumento nazionale”),  e numerose altre cose; vi sono installazioni strumentali di ogni genere a centinaia, fasci di fili telefonici stesi in tutte le direzioni, due strade principali e decine di secondarie, una ferrovia, tre cittadine e vari villaggi… Ma tutto questo ha un cervello solo, e si trova a Fort Bliss. Da qui si comanda ogni movimento di uomini e materiali. A Fort Bliss ci aspettava qualche cosa che non ci attendevamo: l’incontro con un foltissimo numero di italiani, tutti dipendenti dall’Aviazione Militare, che in questo momento seguono un corso per imparare l’impiego di missili contraerei.  Su questo giornale abbiamo più volte riportato le notizie relative alla prossima organizzazione in Italia di battaglioni di missili contraerei; queste notizie, ricavate da dichiarazioni ufficiali, erano sufficientemente precise ma non avevano mai fatto cenno alla località dove l’addestramento del personale si sarebbe compiuto. Dato che il materiale da impiegare sarà prevalentemente americano (salvo l’eventualità di materiale “integrato” ossia in tutto o in parte costruito in Europa), era ovvio pensare che almeno i primi gruppi di personale si sarebbero dovuti istruire negli Stati Uniti. E’ una consuetudine, diremmo, dato che tutti coloro che hanno dovuto impiegare apparecchiature costruite negli Stati Uniti, e questo dura almeno dalla Seconda Guerra Mondiale, hanno compiuto corsi di addestramento sul luogo stesso di produzione di esse. Si tratta di una cosa perfettamente logica per l’economia stessa del’impiego: difatti gli allievi stranieri vengono semplicemente immessi nei corsi nazionali che si tengono negli Stati Uniti, partecipando alle istruzioni normali; naturalmente questo comporta difficoltà notevoli nei confronti degli allievi, che si trovano davanti le complicazioni di un ambientamento non sempre facile, e soprattutto davanti all’ostacolo della lingua che, per i non anglosassoni, non è da sottovalutare. La situazione ora si ripete su un piano di maggiore complessità, e precisamente quello dei missili.  Le capacità addestrative di Fort Bliss sono messe a dura prova dall’afflusso che abitualmente si ha di allievi dalle più diverse parti del mondo occidentale. Il cambiamento dello standard della difesa contraerea, che passa dalle normali artiglierie ai missili teleguidati, ha imposto, dopo una serie di laboriose trattative di carattere politico, militare e tecnico, una “educazione” in massa di nuove leve che dovranno costituire i quadri delle unità in preparazione. Queste nuove leve provengono da tutti i Paesi NATO, e quindi dall’Italia, la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Germania, ecc; vi sono anche allievi che non sono ancora inquadrati nella NATO, e precisamente gli spagnoli. L’organizzazione, questo enorme mostro che ingoia innocenti allievi per restituirli esperti in tutti i segreti della missilistica contraerea, è attualmente al lavoro su una massa di ben 6300 uomini; 1500 di essi sono ufficiali, i rimanenti soldati o sottufficiali specializzati nei diversi rami tecnici che debbono essere approfonditi per il servizio: Di questo totale attualmente “in macinazione” nell’organizzazione di Fort Bliss, 500 unità sono stranieri; di queste 200, grosso modo sono gli italiani, in buona parte ufficiali (non pochi superiori), il resto sottufficiali, tutti già specializzati incorsi di elettronica, radaristica, eccetera.

Il lavoro non è uno scherzo; i corsi addestrativi veri e propri durano o variamente, i più lunghi non meno di 42 settimane (salvo qualche piccolo ritocco generalmente in più), ed agli allievi americani il governo degli Stati Uniti impone una ferma di almeno due anni  successiva al termine dei corsi stessi. Per gli stranieri le cose non stanno molto diversamente ( e difatti per gli italiani tutti i partecipanti ai corsi sono ufficiali in S.P.E. e sottufficiali a lunga ferma) il chè è perfettamente spiegabile. Sebbene non possediamo dati precisi sull’argomento, è ovvio che l’addestramento di un uomo alle difficili discipline, attraverso un attrezzatura così complessa, costituisce un investimento di capitali cospicuo; valutato in lire italiane si deve considerare equivalente a parecchi milioni. In queste condizioni è perfettamente giusto che lo Stato, che impiega questo capitale, si garantisca una “utilizzazione” dell’individuo così particolarmente addestrato per un lasso di tempo ragionevole, lasciandolo libero, in seguito, di sfruttare altrimenti ( e generalmente sempre con maggior rendimento economico) la specializzazione acquisita. Il corso più lungo, di 42 settimane come abbiamo detto, è quello relativo all’istruzione sui radar; in esso è impegnato il 25% degli allievi. La lunghezza e l’importanza di questo corso si spiega facilmente quando si pensa che l’impiego dei missili contraerei è principalmente basato suill’utilizzazione di due radar e di un calcolatore elettronico che ne combina opportunamente i dati permettendo la teleguida del missile contro il bersaglio. Gli specialisti in elettronica (e questi vanno intesi specializzati non tanto nei meccanismi “di comando”, ossia quelli che da terra seguono l’areo-bersaglio ed il missile in volo ricavandone dati e trasmettendo ordini, bensì nei meccanismi elettronici “riceventi” del missile stesso, dai quali dipende il successo della teleguida) debbono superare un corso di 28 settimane; esso comprende non solamente uno studio delle “viscere elettroniche” del missile, ma altresì di tutti i dispositivi di controllo, di esame, e di comando che si affiancano ad esse e ne completano le caratteristiche funzionali. Il corso più breve è quello che seguono i cosidetti “meccanici”, che possono considerarsi come gli “artificieri” del nostro tempo; esso dura solamente 8 settimane, e li mette in condizioni di curare tutta la parte meccanica del missile, delle sue rampe di manovra e di quegli accessori che ne rendono possibile l’impiego. Al missile teleguidato si è giunti per naturale evoluzione dei mezzi per la difesa contraerea; nel 1945 a Fort Bliss si insegnava il maneggio dei cannoni contraerei da 90 mm radar guidati, e si può dire che trattasse del naturale anello di passaggio fra il vecchio cannone manovrato a mano dai suoi serventi, in base ai dati trasmessi verbalmente dal Comando batteria e l’attuale missile teleguidato per il quale l’uomo è solo un cervello che agisce attraverso il sensibilissimo sistema nervoso dei dispositivi elettronici e i radar. Oggi a Fort Bliss la difesa contraerea non è basata che sui missili. Tre sono i tipi di missili ai quali attualmente è confidata la difesa dal cielo, ed i loro compiti sono razionalmente suddivisi in modo da coprire tutte le quote dalle quali l’offesa può scendere. Le altissime (vale a dire dai 6000 metri in su, fino alle quote massime che i bombardieri a reazione moderni possono facilmente attingere) sono dominio del missile “Nike Hercules”,  che abbiamo potuto vedere in molti esemplari allo White Sands Proving Ground; le quote medie, che praticamente corrispondono alle quote operative dei bombardieri della seconda guerra mondiale ( dai 2000 ai 6000 metri) sono particolarmente “guardate” dal fratello minore del precedente missile, il Nike Ajax; le quote basse, ossia al di sotto dei 2000 metri (e si può dire che la guardia è efficace fino a poche decine di metri di quota, sempre che il bersaglio sia inquadrato dal radar di ricerca e caccia), il missile impiegato è lo “Hawk”. Ma le scuole di Fort Bliss non si occupano di quest’ultima arma: i due soggetti di studio sono il “Nike Ajax” (del quale nei poligoni di tiro della zona sono stati lanciati oltre 3000 esemplari, e si continua con ritmo di una decina a settimana dato che tutti i reparti che hanno in dotazione questi missili convengono qui per fare i “tiri” di addestramento) ed il “Nike Hercules”. Anche i 200 italiani a scuola a Fort Bliss si occupano di questi missili. Il nostro incontro con i compatrioti che seguono i corsi alla base americana sono stati piuttosto fugaci, sebbene fossero stati preordinati, come tutti i particolari del nostro viaggio. In realtà il tempo dedicato a questi incontri non teneva conto che avremmo dovuto recarci in quattro locali diversi, distanti fra essi di parecchi chilometri; questo a causa delle dimensioni sempre straordinarie che le istallazioni americane assumono. Il primo incontro fu con un folto gruppo di Ufficiali, ed un gruppo meno folto di sottufficiali specialisti, arrivati relativamente da poco dall’Italia e radunati in una specie di auditorium. La conversazione fu qui prevalentemente su argomenti italiani: erano partiti da troppo poco tempo per aver dimenticato gli interessi casalinghi … Poco avevamo da apprendere sulla scuola e sull’ambientamento, perché ancora erano allo stato embrionale. Il secondo incontro (anzi gli altri incontri) vennero fatti sul luogo stesso degli studi, nelle aule di lezione o nei laboratori sperimentali. Abbiamo notato come ogni istruttore americano fosse “doppiato” da un ufficiale o da una specialista italiano in grado di ripetere quanto era stato detto dal primo e chiarire ogni eventuale dubbio. Ma dalle concordi dichiarazioni di tutti gli “studenti” (chiamiamoli così, sebbene non siano pochi quelli che hanno superato la quarantina, né rari quelli che sono in grado di insegnare molte cose ..), di dubbi non ce ne sono molti, salvo quelli derivanti dal problema della lingua. Questo è uno dei problemi fondamentali; e non risiede tanto nella difficoltà della lingua in sé, quanto nel fatto che l’americano è già una variante forte dell’inglese, e che ogni americano ha un modo tutto suo di parlarlo; le differenze di pronuncia, le parole di gergo che affiorano anche nei discorsi meglio preparati, qualche volta la rapidità di dizione costituiscono gli ostacoli principali per i nostri, che in genere possiedono solo un inglese scolastico. Non sono però difficoltà insormontabili, anzi può dirsi che dopo un soggiorno relativamente breve esse vengono superate. Non esistono problemi di studio. A questo proposito dobbiamo affermare una volta di più come i sistemi didattici italiani siano perfettamente all’altezza delle tradizioni del nostro Paese, ed in grado di preparare in modo eccellente i nostri specialisti. La cura che l’Aeronautica Militare ha messo nella preparazione dei suoi specialistiu non solo li mette in condizione di eseguire con perfetta padronanza i corsi delle Scuole americane, ma in un certo senso li mette in un piano di superiore preparazione generale se non specifica. Tutti concordemente i nostri allievi ci hanno detto che non trovano assolutamente nessuna difficoltà nel seguire i corsi; in qualche caso ci è stato detto che il metodo didattico americano è considerato “troppo facile”, o per lo meno troppo lento nel progredire della materia, e comunque molto meno difficile dei metodi seguiti in Italia. Conseguenza di queste circostanze è un netto primeggiare dei nostri allievi rispetto agli altri, non solo di altre nazioni, ma degli stessi americani. La media raggiunta dalle classi italiane al momento in cui le abbiamo visitate era di 92,6 su 100 e superava di quasi 10 centesimi la media della migliore classe degli altri corsi di diversa nazionalità. E’ un risultato sicuramente lusinghiero. Nel campo delle difficoltà, oltre a quella linguistica prima accennata, dobbiamo segnare i problemi di ambientamento. I corsi di Fort Bliss sono molto severi, ma altresì complicati dalle necessità imposte dal numero notevole di allievi; ci sono turni nelle aule, nei laboratori, agli strumenti sui quali gli allievi  debbono fare molta pratica; sicchè l’allievo è tenuto in un qualunque momento a fare una determinata ora di lezione o di esercitazione. A questa ginnastica scolastica, sicuramente inconsueta, si aggiunge la vita militare americana sensibilmente difforme da quella italiana, e il regime alimentare diverso. Questo, è, se mai, il punto dolente di tutto l’insieme. Gli italiani, allontanati dalle loro mense familiari, si sentono subito spaesati. Anche se mangiano cibi che, a conti fatti (scientifici), tante calorie da far fondere una caldaia, si sentono sempre affamati se nel menù manca la pasta asciutta o qualche altra cosa particolarmente familiare e cara. E qui a Fort Bliss non c’è modo di evadere dalle mense americane; sicchè i cibi pur ottimi, vitaminosi e ricchi di calorie, che vi si consumano lasciano i nostri ragazzi languenti di nostalgia (e spesso ingiustificata) fame… E’ stato fatto qualche tentativo di evasione (tanto più che a El Paso esistono una quarantina di famiglie italiane o oriunde italiane che si sono mostrate larghe di simpatia e comprensione), senza successo; l’evasione è difficile e, in fondo, gli italiani da tempo in America hanno dimenticato molte cose… soprattutto come fare una vera pasta asciutta!...

Se, infine giungiamo al problema delle distrazioni, della libera uscita  come si dice da noi, le faccende si complicano. La base di Fort Bliss offre abbondanza di luoghi di svago: vi sono biblioteche, cinema, un teatrino, circoli dove si può ballare… ma si tratta di svaghi di un tipo nettamente diverso dai nostri, e che conservano un profumo troppo acuto di “ufficialità”. La città di El Paso è relativamente vicina, ma per andarci occorre disporre di un mezzo di trasporto, personale o collettivo; nel secondo caso si resta legati  agli orari dei viaggi. Né può dirsi che la città stessa offra molto all’allievo in cerca di “evasione”, col suo aspetto caratteristico di città di frontiera leggermente diverso da quello divulgato dal western e con la sua vita pacificamente borghese. C’è a due passi, è vero, la metà messicana della città, Ciudad Juarez circonfusa dell’alone delle cose proibite, dei luoghi di perdizione, e definita dai pastori protestanti l’anticamera dell’inferno. A parte il fatto che per andarci bisogna superare qualche difficoltà di frontiera, che gli orari disponibili non sono i più comodi, resta la grave constatazione che nei cosidetti luoghi di perdizione (dove si perde, però, solo chi è fermamente deciso a farlo..) si spende un sacco di soldi, che qui sono dollari sonanti.. E questo è un potente e singolare freno che salva moltissime anime… Le quali, del resto, dopo i primi due o tre tentativi di “perdizione organizzata”, vinti dalla noia ci rinunciano. E ciò che resta è solo nostalgia. Una nostalgia sottile che sale dallo stomaco al cervello. In fondo è questo il prezzo più forte che i nostri allievi pagano durante i corsi di istruzione; e diciamolo, non è piccolo!

Lezione sul Nike Hercules: da sx Col. Barozzi, t.col. Parisi, cap. Musci, t.col. Pannoncini, t.col. Lambroni, cap. Ballista, magg. Brighetti, cap. Bernotti, cap. Caioli Lezione sul Nike Hercules: da sx cap. Di Martino, ten. De Leonardis, istruttore C. Dixon, ten. Ceresani, serg. magg. Zaninotti Lezione sul Nike Hercules: da sx Serg. Landolfi, serg. magg. Peltrame, serg. Bano Lezione sul Nike Hercules: da sx cap. Adinolfi, m.llo Cianci, p. av. Fusco Lezione sul Nike Hercules: da sx cap. Cherici, m.llo Chiesi, serg. Borri Copertina di ALI NUOVE

 

 

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