Storia della Guerra Elettronica. 1973 Yom Kippur

Nel 1971, il presidente egiziano Sadat ventilò la possibilità di un trattato di pace con Israele, a patto che quest'ultimo  restituisse i territori precedentemente occupati. Tuttavia nessun serio progresso verso la pace fu portato avanti e così lo stesso Sadat, l'anno successivo, dichiarò che la guerra era inevitabile e che era pronto a sacrificare un milione di soldati per la distruzione di Israele. Ma per quell'anno la minaccia non si concretizzò.  Durante il 1972, e per buona parte del 1973, Sadat continuò a minacciare la guerra a meno ché gli Stati Uniti non avessero costretto Israele ad accettare la risoluzione ONU 242 che prevedeva il totale ritiro delle forze israeliana dai territori precedentemente occupati nel 1967.   Simultaneamente il leader egiziano condusse un offensiva diplomatica presso le nazioni Europee ed Africane per guadagnare supporti alla sua causa. Si appellò ai sovietici affinché facessero pressioni sugli Stati Uniti e per equipaggiarsi di ulteriori armamenti offensivi che gli permettessero di attraversare il Canale di Suez. L'Unione Sovietica era più interessata a mantenere un ruolo distensivo con gli Stati Uniti che confrontarsi nel Medio Oriente, per cui rigettò le richieste egiziane. La risposta di Sadat fu quella di espellere improvvisamente circa 20.000 consiglieri sovietici dall'Egitto. In un intervista dell'aprile del 1973, Sadat avvertì ancora che avrebbe rinnovato la guerra, ma si trattava della stessa minaccia già espressa nel 1971 e nel 1972, e la maggio parte degli osservatori rimase alquanto scettica.  Il  6 Ottobre 1973, Yom Kippur, il giorno più santificato del calendario ebraico (quando la maggior parte degli ebrei si trova in sinagoga per pregare ed osservare il digiuno), Egitto e Siria sferrarono un attacco a sorpresa coordinato su Israele. Fu mobilitato, ai confini di Israele,  l'equivalente delle forze NATO in Europa. Sulle alture del Golan, circa 180 carri armati israeliani si trovarono di fronte 1400 carri siriani. Lungo il canale di Suez, 80.000 egiziani avevano come ostacolo meno di 500 soldati israeliani.  Almeno nove stati arabi, incluse quattro nazioni non medio-orientali, aiutarono attivamente gli sforzi bellici siro-egiziani.  Pochi mesi prima della guerra dello Yom Kippur, l'Iraq trasferì uno squadrone di caccia Hunter in Egitto. Durante la guerra una divisione irachena di 18000 uomini con diverse centinaia di carri fu schierata nel Golan Centrale e partecipò, il 16 ottobre, all'attacco delle posizioni israeliane. Mig iracheni iniziarono le operazioni sul Golan già l'otto di ottobre, tre giorni dopo l'inizio delle ostilità. Oltre a finanziare sottobanco, l'Arabia Saudita e il Kuwait, impegnarono uomini nel conflitto. Una brigata saudita di circa 3000 uomini fu inviata in Siria, dove partecipò alla lotta sulla via di Damasco. Violando gli accordi di Parigi sul commercio delle armi di fabbricazione francesi, la Libia inviò caccia Mirage all'Egitto.  Altri paesi nordafricani risposero agli appelli arabi e sovietici per aiutare gli stati direttamente impegnati sul fronte. L'Algeria partecipò con tre squadroni di caccia e bombardieri, una brigata corazzata e 150 carri. Circa 1000-2000 soldati tunisini furono posizionati nella zona del Delta. Il Sudan schierò circa 3500 soldati nell'Egitto meridionale e il Marocco inviò tre brigate sul fronte, inclusi 2500 soldati alla Siria.  I radar libanesi furono utilizzati dai siriani e fu permesso ai terroristi arabi di colpire gli insediamenti civili israeliani dal territorio libanese. Gli arabi israeliani fuggirono verso il fronte sud con gli egiziani e i kuwatiani.  Tra i partecipanti alla lotta di ottobre, il meno entusiasta fu Re Hussein di Giordania, che apparentemente era stato tenuto all'oscuro dei piani egiziani e siriani. Tuttavia Hussein inviò due delle sue migliori unità, le brigate corazzate 40 e 60, in Siria. Questa formazione si schierò sul fronte meridionale a difesa della strada principale Amman-Damasco e attaccando le posizioni di Israele lungo la strada Kuneitra-Sassa il 16 ottobre. Tre batterie di artiglieria giordana parteciparono anche agli attacchi compiuti da circa 100 carri.  Costretto alla difensiva durante i primi due giorni di guerra, Israele mobilitò le riserve, respinse gli invasori e portò il conflitto in profondità nei territori siriani ed egiziani. Gli stati arabi erano velocemente riforniti via mare e cielo dall'Unione Sovietica che respinse le proposte americane di un immediato cessare il fuoco. Come risultato gli Stati Uniti iniziarono un tardivo ponte aereo di rifornimento verso Israele. Due settimane più tardi l'Egitto fu salvato da una disastrosa sconfitta dal  Consiglio di Sicurezza ONU, che aveva fallito di funzionare mentre la marea era a favore degli arabi. L'Unione Sovietica non mostrò alcun interesse a favorire un processo di mediazione quando la vittoria araba sembrava imminente. Lo stesso deve dirsi del segretario generale dell'ONU Kurt Waldheim. (Quando fu eletto presidente dell'Austria, gli Stati Uniti posero il veto al suo ingresso nel paese a causa del suo passato di militare in una unità tedesca, durante la seconda guerra mondiale, coinvolta in crimini di guerra).  Il 22 ottobre il Consiglio di Sicurezza adottò la risoluzione 338 che impegnava tutte le parti ad un immediato cessato il fuoco e alla sospensione di tutte le attività militari. Il voto arrivò nel giorno in cui la terza  armata egiziana fu circondata e prossima alla distruzione.  Nonostante gli ultimi successi delle forze di difesa israeliana sul campo di battaglia, la guerra fu considerata un fiasco militare e diplomatico. Persero la vita 2688 soldati.   

I servizi di informazione israeliani   La guerra dello Yom Kippur dell'ottobre 1973 fu una durissima sorpresa e mise concretamente in pericolo la sicurezza e l'esistenza stessa di Israele. Da quando la guerra è finita, Israele ha cambiato le regole del gioco e sia Il Cairo che Damasco sono tenute sotto minaccia. Tuttavia il senso di shock che scosse la nazione in conseguenza della guerra non è diminuito. Come è potuto accadere un simile disastro?  Israele era ritenuto quasi invincibile nella mente di molti dei suoi leader militari e politici. A seguito della guerra il sentimento di confidenza subì un brusco calo. Buona parte delle responsabilità caddero sulle spalle dei servizi di informazione, che furono messi sotto accusa per non aver saputo raccogliere precise informazioni sui piani di guerra egiziani e siriani del 6 ottobre 1973.  La vittoria del 1967 aveva esteso i confini del paese a tutto il  West Bank, la striscia di Gaza, le alture del Golan e la penisola del Sinai. Israele aveva approntato stazioni di ascolto elettronico e di Early Warning lungo la valle del Giordano, sul monte Hermon nelle alture del Golan in vista della Siria, lungo il East Bank del canale di Suez che permetteva agli israeliani di tenere sotto osservazione le forze egiziane dall'altra parte del Canale. Dal 1969 l'aeronautica israeliana utilizzava drones per fotografare e monitorare egiziani, siriani e più tardi anche le truppe giordane. Dal luglio 1969 la IAF fu impegnata in azioni di bombardamento in profondità nella valle del Nilo, Egitto, in risposta a quella che gli egiziani chiamavano la "Guerra di attrito".   A seguito degli attacchi israeliani, il presidente egiziano Nasser invocò l'aiuto dei sovietici per difendere lo spazio aereo egiziano. I sovietici inviarono rapidamente batterie SAM, inclusi i recentissimi SA-3, con equipaggi sovietici, e uno squadrone di MIG 21 con piloti e supporto a terra sovietici. I sovietici impiegarono i loro Mig per scortare le truppe egiziane lungo il Canale e per muovere le loro batterie SAM il più vicino possibile alla sponda israeliana. All'inizio Israele preferì non ingaggiare i Mig pilotati dai sovietici, ma nel luglio del 1970 le cose cambiarono improvvisamente quando, in uno scontro, furono abbattuti 4 o 5 Mig sovietici in combattimento ravvicinato sul canale di Suez. Con i sovietici coinvolti pesantemente nella difesa dell'Egitto, perfino al punto di scontrarsi con Israele, gli americani presero in considerazione l'ipotesi di una conflagrazione generale e negoziarono il cessare il fuoco nella forma del piano Rogers che divenne effettivo il 7 agosto 1970. Il paino prevedeva il congelamento dei dispiegamenti israeliani ed egiziani a quella data. Il giorno dopo gli egiziani ruppero il patto in quella parte, movendo le batterie SAM sovietiche vicino alle sponde del canale di Suez. I sovietici e gli egiziani confidavano che la risposta israeliana, all'indomani del trattato,  non sarebbe arrivata molto presto. Avevano ragione, Israele non si mosse. Ciò avrebbe avuto un forte significato tre anni più tardi, quando le batterie antiaeree egiziane lungo il canale di Suez avrebbero martellato la IAF nei primi giorni di guerra dell'ottobre 1973. A quel tempo, nell'estate del 1970, tuttavia, quando Israele si lamentò con Washington dell'infrazione egiziana del trattato, Ray Cline, il capo dei servizi di informazione americani, comunicò alla Casa Bianca che le lamentele israeliane non avevano alcun fondamento.  Quando l'ambasciatore israeliano Yitzhak Rabin disse al suo addetto militare, Generale Eli Zeira, cosa era successo,  Zeira  chiese immediatamente a Tel Aviv di recapitargli una serie di fotografie aeree che mostravano i recenti spostamenti egiziani. Arrivato a Washington, Zeira fu convocato alla Casa Bianca dove mostrò le evidenze al presidente Nixon. Il Presidente ebbe un acceso colloquio con Cline e ordinò la rimozione del veto sulla vendita di alcune categorie di armamenti che Israele aveva richiesto nei mesi precedenti.  A metà del 1973, i servizi di informazione israeliani erano quasi perfettamente a conoscenza dei piani di guerra arabi. Sapevano che la seconda e terza armata egiziana avrebbero tentato di attraversare il Canale e penetrare per una profondità di circa 10 chilometri in territorio israeliano. Seguendo l'assalto delle fanterie anche le forze corazzate avrebbero tentato di attraversare e di portarsi rapidamente verso i passi di Mita e Gidi, punti strategici obbligati per qualsiasi esercito nel Sinai. Aman, del servizio informativo israeliano, era anche a conoscenza di molti dettagli dei piani di guerra siriani.  Ma gli analisti di Israele non pensavano che gli arabi stessero seriamente preparando una guerra. Perfino quando tutte le evidenze indicavano che stavano effettivamente preparando la guerra, gli analisti continuavano pervicacemente a ritenere il contrario, fino al giorno dell'assalto. Perché avvenne questo?   Alla fine degli anni '60 e nei primi anni '70 si fece avanti il concetto che gli arabi non volessero la guerra contro Israele. Il concetto era basato sull'idea che la guerra del 1967 si fosse risolta in una  una vittoria talmente eclatante che gli arabi non sarebbero stati in grado di soverchiare Israele per i tempi a venire. Così anche quando apparve ben chiaro che gli arabi nutrivano serie intenzioni aggressive, gli analisti israeliani si rifiutavano di credere che gli arabi percorressero fino in fondo quella strada. Parte della ragione per la compiacenza di Israele sulle sorti della guerra era anche dovuta all'azione disinformativa della politica e dei militari arabi. Il presidente Sadat (che aveva sostituito Nasser alla sua morte nel 1970) aveva pubblicamente e frequentemente dichiarato la sua intenzione di attaccare Israele. Chiamò il 1971 "l'anno della decisione", ma il 1971 presto passò e Sadat non attaccò. Nel 1972 continuò a fare sfoggio delle sue intenzioni aggressive verso Israele. Nel 1973, Sadat, era diventato per i servizi israeliani, "un caso di lupo ululante".  Nel settembre e nell'ottobre 1973, quando l'Egitto stava seriamente preparando la guerra, siccome nel passato c'erano stati falsi allarmi, anche stavolta si ritenne fosse un bluff. I ministri egiziani, nei loro colloqui con i governanti occidentali, espressero ripetutamente le loro intenzioni di pace per buona parte del 1973. Le azioni di inganno intraprese dai militari furono ancora più efficaci. Furono diffuse delle istruzioni per i cadetti per l'inizio delle attività dei corsi militari il 9 ottobre, e agli ufficiali furono concesse licenze per il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca.  Il 4 ottobre i giornali egiziani riportarono la notizia che 20.000 riservisti erano stati smobilitati. Poco prima dell'assalto, la mattina del 6 ottobre, gli egiziani disposero per speciali squadre di truppe lungo il canale. Il loro compito era quello di gironzolare senza elmetto, armi o camicie, di farsi notare nella pesca o nel nuoto, nel consumare arance. Tutte queste informazioni furono raccolte ed esaminate da Aman, come era nelle loro intenzioni, e riuscirono a beffare drammaticamente il servizio di informazioni israeliano.     Ancora di più, gli egiziani ed i siriani furono estremamente attenti a chi dovesse essere a conoscenza dei piani di guerra prima del 6 ottobre. In Egitto, solo il presidente Sadat e il suo ministro della guerra, Ismail Ali, conoscevano in anticipo i piani di guerra prima del primo ottobre. In Siria  erano a conoscenza dei piani, prima del primo ottobre, al massimo dieci persone, incluso il presidente Assad, il ministro della guerra e il capo di stato maggiore, il responsabile delle operazioni, quello dei servizi informativi, il capo dell'aviazione e il responsabile della difesa antiaerea.  I comandanti di corpo d'armata e divisionali egiziani e gli equivalenti ufficiali generali, furono messi a conoscenza dei piani solo il primo di ottobre in occasione di un incontro al consiglio supremo di difesa. I loro corrispettivi siriani furono informati della guerra e del d-day in una simile occasione a Damasco. I comandanti di brigata e di battaglione in ambedue gli eserciti, appresero dell'imminente offensiva solo il 5 di ottobre o la mattina seguente, il giorno dell'attacco. La maggior parte degli ufficiali egiziani e siriani appresero la notizia solo un ora o due prima dell'effettivo inizio delle operazioni.  I leader egiziani e siriani erano talmente certi delle capacità di intercettazione israeliana che si astennero completamente dallo scambio di messaggi attraverso il telefono, il  radiotelefono o via cavo.  Anche la Siria mise a punto degli inganni ad arte, ma meno consistenti di quelli egiziani. Ad esempio radio Damasco in 4 ottobre annunciò che il presidente Assad avrebbe iniziato un giro di nove giorni delle province siriane per il giorno 10.  Sembra che mentre erano impegnati nel produrre inganni, gli egiziani non si curassero molto di portare completamente fuori strada i servizi informativi israeliani. Pare infatti che i servizi egiziani ritenessero che Israele avrebbe comunque avuto da tre a quindici giorni di preavviso dell'imminente attacco, e che la controffensiva si sarebbe avuta da 6 a 8 ore dopo l'inizio delle ostilità, 24 nel migliore dei casi. Anche loro si sbagliarono: Israele ebbe un preavviso molto più breve di quello stimato e la loro controffensiva avvenne solo 48 ore dopo l'inizio dell'assalto egiziano (operazione Badr).  La data per l'assalto, il 6 ottobre, fu decisa solo il 12 settembre e forse anche l' 1 o 2 di ottobre. In ogni caso l'orario di inizio, le 14, fu scelto il 3 ottobre. I siriani preferivano un attacco all'alba (con il sole alle spalle); gli egiziani preferivano il tramonto. Il compromesso fu trovato alle 14. Tra aprile e maggio del 1973, ben sei mesi prima dell'attacco combinato egizio-siriano al Sinai e alle alture del Golan, i servizi israeliani ebbero un chiaro avviso delle intenzioni egiziane. La ricognizione accertò che Saddam aveva schierato le divisioni necessarie pronte per l'attraversamento, complete con gli equipaggiamenti per preparare i ponti e aveva le batterie SAM per difendere la delicata fase dell'attraversamento dalle incursioni dell'aeronautica israeliana. Il capo dell'intelligence, Eli Zeira, si mostrava molto sicuro della bassa probabilità di un guerra, molto meno sicuro delle intenzioni arabe erano il capo del Mossad, Tzvi Zamir, il capo di stato maggiore David  Elazar e il ministro della difesa Moshe Dayan.  Aprile e maggio trascorsero senza novità, eccetto per una piccola mobilitazione di riservisti israeliani. Questa mobilitazione fu comunque costosa, e ragionando con il senno del poi, neanche necessaria, se si esclude un piccolo effetto di deterrenza. Nell'agosto i siriani dispiegarono una grossa concentrazione di uomini e mezzi lungo il Golan, compresa una fitta rete di SAM, in grado di coprire il cielo del Golan e dell'assetto di truppe. Aman giustificò il dispiegamento come misura preventiva contro i raid aerei israeliani. Ancora una volta nulla di fatto. I servizi informativi ritenevano giustamente che fosse altamente improbabile una guerra nella primavera e nell'estate, ma continuarono a crederlo anche in autunno, con risultati catastrofici.  Il 7 aprile del 1967, due mesi prima della guerra dei sei giorni (1967), Israele abbatté sei velivoli siriani, senza subire perdite, in un combattimento aereo sopra il Golan. Il 13 settembre del 1973 velivoli israeliani in missione di ricognizione sulla Siria abbatterono 12 velivoli siriani. La superiorità aerea dimostrata rinforzò la convinzione che gli arabi non avrebbero mai attaccato. Israele però non aveva ancora provato l'efficacia delle batterie SAM. Pochi giorni dopo lo scontro aereo, il capo di Aman, Eli Zeira, dichiarò che gli arabi non sarebbero stati pronti alla guerra prima della fine del 1975.  I preparativi egiziani intanto continuavano ad essere interpretati come innocue esercitazioni campali, mentre i dispiegamenti siriani erano molto più preoccupanti. Rinforzi siriani continuarono a giungere anche dopo la battaglia del 13 settembre, accompagnati dall'annullamento delle licenze, dalla richiamata dei riservisti e dalla dichiarazione dello stato di emergenza. Tutto ciò era sicuramente preoccupante, sopratutto per il comando settentrionale. Ma siccome la "concezione" era che la Siria non avrebbe mai attaccato senza gli egiziani, e l'Egitto  non stava preparando la guerra, si dedusse che le intenzioni siriani non dovevano essere così pericolose come sembrava. Si continuò a perseverare in questa convinzione anche dopo la segnalazione dei servizi americani, giunta a fine settembre, circa la reale possibilità di un attacco congiunto egizio-siriano. La risposta israeliana fu che non era il caso di preoccuparsi. Ciò non di meno, la concentrazione siriana sotto le alture del Golan consigliò ad Israele di rinforzare, a fine settembre, il Golan con fanteria e carri. Questi rinforzi, molto leggeri, fecero tuttavia la differenza tra il tenere la linea e subire una cocente sconfitta con l'invasione a settentrione, nel primo giorno di guerra. Non fu nemmeno facile autorizzare tali rinforzi. Il capo del Mossad, Zamir, continuava ad esprimere le proprie preoccupazioni circa il pericolo siriano in contraddizione con il tranquillizzante rapporto di Zeira, dell'Aman, del 3 ottobre. "Pare che Zamir tenti di allarmare Golda Meir sulla situazione, ma il primo ministro gli disse di rivolgersi a Dayan". Dayan era influenzato dal proprio atteggiamento ottimistico, così come quello dei servizi informativi militari, e allentò le riserve con molta calma.  Dopo la guerra, il riesame critico del fallimento dei servizi informativi, mostrò che solo uno degli agenti di Aman non si era lasciato influenzare dal "senso comune". Si trattava del tenente Binyamin Siman-Tov, un giovane ufficiale dei servizi. Disse che i consistenti movimenti egiziani lungo il Canale di Suez, avevano tutta l'aria di nascondere la reale intenzione di attraversare. Quando il suo primo rapporto, del primo ottobre, fu ignorato, né compilò uno ancora più dettagliato il 3 ottobre. Ambedue vennero ignorati dal suo superiore e Siman-Tov, con il basso grado rivestito non poteva esercitare alcuna influenza sulla realizzazione ad alto livello delle intenzioni egiziane. Il 4 ottobre, tuttavia, Zamir cominciò ad essere nervoso. Quel giorno, i consiglieri sovietici e le loro famiglie abbandonarono l'Egitto e la Siria. Nel frattempo, velivoli da trasporto, apparentemente carichi di forniture militari, atterrarono a Damasco il 5 ottobre. La notte precedente, la ricognizione fotografica rivelò che la concentrazione di truppe, carri armati e SAM aveva raggiunto un livello senza precedenti. Più tardi, ufficiali del dipartimento di ricerca di Aman, descrissero l'infausto effetto che le fotografie avevano provocato. Qualcosa cominciava a muoversi.  Forse uno degli aspetti più intriganti del fallimento dell'intelligence a recepire il corretto significato delle informazioni è la possibilità che già dal 25 settembre, 12 giorni prima dell'attacco, "il primo ministro Golda Meir ricevette personalmente un velato avviso del re Hussein di Giordania dell'imminente attacco egizio-siriano.." Hussein inviò davvero un gruppo di combattimento sul fronte siriano per mostrare la solidarietà verso il mondo arabo, ma si astenne da qualsiasi iniziativa sul fronte con Israele, permettendo a quest'ultimo di lasciare sul fiume Giordano un presidio di soli 28 carri armati e di concentrarsi sulle dirette minacce egiziane e siriane. Più tardi, alle 2 e 30' del mattino del 5 ottobre, Zamir ricevette un messaggio da una fonte informativa sicura che dava per certa la guerra. Non era indicata  alcuna data o orario preciso, ma il messaggio era chiaro: la guerra era sicura. Questo agente è stato descritto da un importante personaggio israeliano come "il migliore agente che un paese possa avere in guerra, una fonte miracolosa...". Il capo ufficio del Mossad, "il primo ufficiale israeliano che riuscì a vedere il messaggio e a capirne la portata, più tardi disse: Non ci è mai capitata una cosa del genere".  Tuttavia Zamir, nonostante fosse allarmato, non  fece parola del messaggio né con il primo ministro Golda Meir, né con il ministro della difesa Moshe Dayan, né con il capo di stato maggiore David Elazar. Informò invece il capo di Aman, Zeira sul contenuto del messaggio e sulla convinzione che la guerra era ormai imminente. Zeira decise di recarsi personalmente in Europa per ascoltare direttamente la fonte,a mezzanotte, tra il 5  e il 6 ottobre. Prima di prendere qualsiasi decisione aspettò di sentire personalmente la notizia. Alle 4 e 35' del 6 ottobre, Zamir chiamò Zeira da un telefono pubblico ( a causa della mancanza di un impiegato codificatore in una sconosciuta ambasciata israeliana in Europa. Era il giorno dello Yom Kippur e non c'era personale disponibile) e lo informò che la guerra sarebbe scoppiata quello stesso giorno al tramonto. Analisi successivi dimostrarono che il messaggio fu distorto nei vari passaggi tra i capi militari e politici, ed invece di esprimere la certezza che l'attacco sarebbe avvenuto "nelle ore pomeridiane" o "prima del tramonto", divenne definitivamente "al tramonto". Il 6 ottobre il tramonto era alle ore 17 e 20', ma in qualche maniera fu stabilito alle 18. La fonte asseriva anche, che l'attacco sarebbe stato combinato e simultaneo sia dal fronte egiziano che da quello siriano. Comunque l'attacco non iniziò alle 18, ma alle 13 e 55' ed Israele fu colto totalmente impreparato. Sulle alture del Golan 1400 carri armati siriani e più di 1000 pezzi di artiglieria affrontarono 177 carri e 50 cannoni israeliani, numero raggiunto solo grazie alla chiamata dei riservisti all'ultimo minuto. Gli egiziani attraversarono il Canale di Suez,  sopraffecero senza difficoltà le difese israeliane e stabilirono una testa di ponte 10 chilometri all'interno del Sinai.  Israele sostenne una dura battaglia sul Golan e riuscì a trasformare la quasi sconfitta del giorno 6 nella riconquista della maggior parte del Golan per la sera del 7 ottobre. Ma la rapida avanzata siriana verso il mare di Galilea e gli insediamenti israeliani del nord, scatenarono una paura che ancora oggi è difficile dimenticare. Sul fronte del Sinai, gli egiziani riuscirono quasi a prendere i passi di Mitla e Gidi prima che sufficienti rinforzi israeliani arrivassero a difesa dei confini meridionali. I servizi informativi militari avevano seriamente sottovalutato la letale efficienza del missile controcarro di fabbricazione sovietica Sagger, utilizzato dalle fanterie egiziane per con devastanti effetti contro i corazzati israeliani, così come quella delle batterie SAM, utilizzate da egiziani e siriani contro l'aeronautica israeliana.   L'intelligence riuscì sicuramente ad identificare certi cambiamenti avvenuti sui campi di battaglia, ma Israele riuscì cambiare l'esito della guerra  sopratutto grazie al coraggio, all'ingenuità, e ai comandanti dei fronti meridionale e settentrionale. In due giorni tutto era cambiato sul Golan. Ci volle più di una settimana, ma a metà di ottobre anche nel Sinai si era capovolta la questione, battendo le armate egiziane, attraverso il canale di Suez per distruggere le difese dal retro. A fine ottobre, sia Il Cairo che Damasco erano esposte all'avanzata israeliana, e solo la feroce minaccia sovietica e  l'intervento delle superpotenze mise fine alle ostilità e ad una certa e definitiva sconfitta dell'Egitto e della Siria. Con la vittoria, il fallimento dei servizi non venne dimenticato. Molte lezioni furono apprese e molte persone furono licenziate. nel 1982, durante l'invasione israeliana del Libano, i servizi erano perfettamente a conoscenza delle difese siriane e distruggerle fu molto più facile che nel 1973. Ma le idee sbagliate e perfino la superbia che dominavano il pensiero dei capi militari e politici di Israele a quel tempo è stato temperato da una grande consapevolezza delle intenzioni arabe dopo il devastante attacco a sorpresa egizio-siriano del 6 ottobre 1973.  

La battaglia di Latakia (7 Ottobre 1973)  Sono poche le battaglie navali che hanno deciso l'esito finale di un conflitto. Di queste alcune hanno lasciato il segno, cambiando definitivamente l'assetto politico mondiale, come Trafalgar, o introducendo concetti e strategie di combattimento completamente innovativi, come nel caso di Midway. La battaglia di Latakia è ricordata per due aspetti: dimostrò al mondo che la marina israeliana non era seconda alle altre due forze armate nazionali, e fu la prima battaglia navale missilistica del mondo, condotta peraltro con l'impiego di inganni elettronici. La battaglia di Latakia dimostrò inoltre la potenza delle piccole e veloci unità navali e l'efficacia delle tecniche di evasione missilistiche. Le piccole schermaglie al largo della costa siriana durante le prime fasi del conflitto furono un segnale di cosa si prospettasse in futuro nelle operazioni navali e cambiarono le concezioni d'impiego delle marine militari in ambienti estremamente ostili. Il primo giorno di guerra, la marina israeliana ebbe il compito di attirare le unità lanciamissili fuori dal porto e di ingaggiarle. Non fu un compito molto facile, e  per diverse ragioni:       Le unità israeliane armate di missili antinave Gabriel, non erano mai state provate in combattimento per cui non si conoscevano le reali prestazioni. Il raggio di azione dei missili israeliani era solo la metà di quelli in dotazione ai siriani, i sovietici SS-N-2 Styx; un missile responsabile dell'affondamento di un cacciatorpediniere  sei anni prima. La difesa israeliana contro gli Styx consisteva di contromisure elettroniche mai provate in combattimento. Se avessero fallito le unità sarebbero state facile preda del missile a guida attiva Styx. Malgrado queste difficoltà, un gruppo navale israeliano disposto due file parallele di tre unità ciascuno, al largo, e di due più vicino alla costa, si dispose a pendolare di fronte al porto siriano di Latakia. Sugli schermi radar apparve un contatto di superficie diretto a nord delle loro posizioni. Non sicuri delle sue intenzioni, gli israeliani lanciarono una salva da 76 millimetri a prua ed ebbero una risposta un fuoco da 40 millimetri a casaccio. Il contatto era stato stabilito. Michael Barkai, il comandante delle operazioni, fece uscire l' Hanit dalla colonna per ingaggiare la silurante siriana, ora positivamente identificata. I cannoni da 76/62 dell'Hanit affondarono facilmente, al limite della portata, il battello avversario. Non sapendo se i siriani avessero comunicato la loro posizione, gli israeliana si affrettarono verso costa, in attesa della inevitabile risposta.  Dirigendo verso la costa fu captato un'altro contatto radar, questa volta venticinque chilometri a nord est delle loro posizioni. Una delle unità israeliane lanciò un Gabriel, ma siccome le unità nemiche stavano correndo verso la costa si portarono rapidamente fuori portata ed il missile si infilò in acqua. La caccia continuava e il Reshef, della colonna di destra, lanciò un Gabriel a diciotto chilometri che centrò in pieno un  cacciamine siriano da 560 tonnellate. Ma gli israeliano sapevano che la minaccia reale era rappresentata dagli Stix, e non da qualche battello in disarmo. Continuarono la loro corsa verso Latakia. Tre contatti apparvero sugli schermi radar, appena furono vicini alla costa. Si trattava di battelli missilistici siriani, un Osa e due Komar, a caccia degli intrusi. All'approssimarsi degli israeliani, e tenendosi fuori portata, furono lanciati i missili. All'avvicinarsi dei missili furono lanciate le cariche di chaff e vennero azionati i disturbatori per creare falsi bersagli nel tentativo di confondere il radar e il computer dei missili. La tecnologia utilizzata erano di progettazione e fabbricazione israeliana, e questa era la prima volta che veniva utilizzata in combattimento. All'avvicinarsi degli Stix, fu chiaro che i dispositivi di jamming avevano funzionato e i missili sorvolarono senza pericolo i battelli o si inabissarono in acqua. Sicuri di loro e delle loro navi, gli israeliani pressarono per l'avvicinamento. La tattica utilizzata era ragionevole: avvicinamento furtivo, lasciare che l'avversario utilizzi le proprie armi al massimo della portata e continuare l'avvicinamento; ingaggiare i missili con le contromisure e sperare che tutto vada per il meglio. Era rimasta solo una unità siriana dotata di missili, l'Osa. Virò per affrontare la squadra israeliana mentre le due Komar si precipitarono verso Latakia in cerca di riparo. Ma era inutile. Gli israeliani si avvicinarono a tutta velocità e mollarono una devastante salva di Gabriel mentre cercavano, con il  chaff e i disturbatori, di ingannare altri due Stix in arrivo. I 150 kg di esplosivo dei Gabriel furono sufficienti per distruggere le unità missilistiche, che presto affondarono. Dopo Latakia, la marina siriana rimase chiusa nei porti. Era stata posta una pietra miliare nei combattimenti navali.  L'innovazione israeliana nell'uso del chaff e dei disturbatori radar rappresenta un significativo precedente nel modo in cui, ancora oggi, è organizzata la difesa navale. Di sicuro, oggi anche le unità arabe impiegano le stesse tecniche rivelatesi così utili al largo di Latakia. Il sistema d'arma Gabriel fu impeccabile, riuscì a colpire piccoli obiettivi e sebbene penalizzato da una bassa portata, ebbe un discreto successo nei mercati di tutto il mondo. Oggi è impiegato da Taiwan, Singapore, Sud Africa e da molti altri.

 

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