Storia della Guerra Elettronica. Hellenight - Difesa aerea tedesca

La guerra cominciò troppo presto per la nuova Luftwaffe. E lo stesso fu per la difesa aerea notturna. Generalmente si pensa che la rapida e per certi aspetti improvvisa organizzazione del  sistema di caccia notturna  tedesca fosse stata la conseguenza di una iniziale sottovalutazione della minaccia di attacchi notturni sul suolo tedesco. Stando, infatti,  agli accurati piani di guerra, questa previsione era del tutto remota. In considerazione delle proprie possibilità belliche,  allo scoppio del conflitto la Luftwaffe aveva basato la propria strategia sulla capacità di pianificare e repentinamente attaccare e non sulle capacità difensive o sulla superiorità numerica. D'altra parte come è noto, all'inizio del conflitto, la disponibilità di mezzi  e il loro  livello tecnologico erano ben distanti da quelli raggiunti nel 1943, prima dell'inizio della decadenza. Secondo la loro visione strategica e in considerazione della propria debolezza, il Comando della  Luftwaffe (OKL) concentrò i propri sforzi in tattiche belliche che si basavano sulla prevenzione della capacità nemica di portare contrattacchi  (“Blitzkrieg”). Le invasioni della Polonia, del  Belgio, dell'Olanda, della  Norvegia e della  Francia sono i migliori esempi dell'applicazione di queste teorie: eliminazione della potenza aerea nemica e supporto alle forze di terra.  Le origini della caccia notturna Fin dalla sua nascita la Luftwaffe aveva sviluppato e costantemente migliorato le tattiche di bombardamento notturno, ma sorprendentemente, non aveva mai preso in considerazione alcuna forma di caccia notturna. Potrebbe essere dovuto alla considerazione che una potente AAA fosse più che sufficiente allo scopo, e che in Germania l'artiglieria contraerea,  diversamente dagli altri paesi, era sempre stata sotto il controllo dell'aviazione.  Esperimenti in Spagna Alcuni esperimenti di azione congiunta tra velivoli Ar 68 E e F e riflettori furono condotti in Spagna e in Germania , ma ben poco si conosce degli effettivi risultati. In Spagna i velivoli in questione erano basati a La Cenia e furono impiegati come caccia notturni provvisori. Furono anche occasionalmente utilizzati per missioni di attacco al suolo durante la battaglia dell'Ebro e l'avanzata in Catalogna all'inizio del 1939. Comunque questi primi esperimenti furono del tutto inutili per quanto la caccia notturna si apprestava a diventare.   Gli Esordi Nel 1938 fu costituito un gruppo di volo a Greifswald equipaggiato con Bf 109. Si trattava di un gruppo sperimentale che praticava manovre di caccia notturna con l'ausilio di riflettori. Il loro addestramento era basato sulla tecnica ancora impiegata nel 1941 e denominata "metodo luminoso": un velivolo poteva essere attaccato solo quando era visibile. Il compito del riflettore a terra era quello di scoprire il velivolo nemico e renderlo visibile al velivolo da caccia. Naturalmente un fattore limitante di questa tecnica era rappresentato dalle condizioni meteo e dalla copertura nuvolosa, ma nel 1939 si riteneva che le stesse condizioni limitanti fossero valide anche per il nemico. Ernst Udet fu il primo uomo che osò contrastare la volontà di  Hitler  di costruire una Luftwaffe esclusivamente offensiva, e le sue insistenze resero possibile l'inizio degli esperimenti di caccia notturna. Questa situazione perdurò anche dopo l'inizio del conflitto. Tra il 1939 e il 1940 anche il 53° JG condusse sperimentazioni di tecniche di caccia notturna. Questa unità era equipaggiata con velivoli  Ar 68 E e F (gli stessi impiegati in Spagna) che sebbene obsoleti erano ancora adatti allo scopo; la scelta fu motivata dall'ottima visibilità che il pilota poteva godere dalla cabina di questo velivolo, un requisito senz'altro importante di notte in un periodo nel quale non erano ancora disponibili gli ausili elettronici alla navigazione.

  Evoluzione Sulla scia di questi pionieri, furono allestiti altri esperimenti in Norvegia e Danimarca. Dal dicembre 1939, a Jever fu basato il IV/(N)/JG 2 al comando del capitano Blumensaat mentre a Heligoland c'era il 10./JG 26, i "top gun" della Luftwaffe al comando del T. Col.  Steinhof.  Queste unità erano equipaggiate con il vecchio  Bf 109-D e questo è comunque significativo del livello di priorità che una Luftwaffe orientata verso la Blitzkrieg assegnava a questa disciplina. Il Bf 109 non era adatto alle operazioni notturne perchè la visibilità che il suo stretto ed angusto abitacolo poteva permettere al pilota era di gran lunga insufficiente. Per cui  alcuni velivoli furono privati della cappottina per migliorare la visibilità notturna. Si trattava indubbiamente di un palliativo e ben pochi furono i risultati operativi ottenuti da questi reparti all'inizio del 1940. Poco si conosce dei primi abbattimenti notturni e addirittura ci sono dubbi sul loro effettivo conseguimento. A quel tempo, per poter operare di notte, sia per gli attaccanti che per i difensori, era necessario disporre della luna piena e dell'assenza di nubi. Questo periodo è infatti ricordato come "la guerra delle notti di luna". In Norvegia fu anche basato il IV. (N)/JG 77 equipaggiato con velivoli ME 109-C e D. La situazione mutò improvvisamente quando la RAF acquisì la tecnologia necessaria per guidare i propri bombardieri con volo strumentale, senza vista, ma la Luftwaffe ancora per lungo tempo  continuò ad esaminare la necessità o meno di disporre di una difesa notturna. Quando Hitler scatenò l'offensiva occidentale e la RAF decise di bombardare obiettivi in Germania con missioni notturne, la questione venne di nuovo affrontata.  La Luftwaffe dovette affrontare questo problema fin dalla prima missione di bombardamento, ma purtroppo abbastanza tardi per impiegare con successo velivoli non progettati per lo scopo. D'altra parte si continuava a ritenere che reparti ben addestrati dotati di proiettori  e le batterie contraeree fossero sufficienti per bloccare qualsiasi attacco notturno. I deludenti risultati mostrarono con evidenza che occorreva fare di più.  Alla fine della campagna di Francia, il Capitano Falck ricevette personalmente da Goering l'ordine di costituire il primo Geschwader di caccia notturna. Si può immaginare il panico degli ufficiali e dei comandanti che a questo punto dovevano creare dal nulla il reparto. Nell'aprile del '40 il capitano Falck, seguendo l'esempio del  10./JG 26, si trasferì ad Aalborg, Danimarca, per cominciare a sviluppare le tattiche di caccia notturna. La prima vittoria fu conseguita nella notte del 27 luglio '40. Le direttive per la costituzione della caccia notturna si possono così riassumere: la  Luftwaffe avrebbe dovuto rapidamente conseguire una superiorità tecnologica tale da rendere le incursioni notturne sulla Germania estremamente pericolose; I bombardieri nemici avrebbero dovuto affrontare sia la caccia notturna che l'artiglieria contraerea assistita da riflettori. Comunque dopo il primo raid notturno della RAF sulla Germania si fece di necessità virtù e per organizzare il sistema difensivo notturno fu scelto Josef Kammhuber per le eccellenti qualità organizzative in suo possesso. Nell'estate del 1942 la RAF mise in linea l'incursore notturno De Haviland Mosquito trasformando il difficile compito di organizzare la difesa notturna sul Reich in un problema ancora più complicato. Occorre aggiungere che non era molto semplice trasformare un pilota di caccia diurno in notturno, in quanto nell'addestramento basico dei piloti della Luftwaffe non veniva insegnato il volo strumentale.  Il cambio di priorità per la caccia notturna tedesca fu ripagata con il primo raid sulle città tedesche, come quello su Colonia e Lubecca nel 1942 a cui parteciparono oltre 1000 bombardieri. La difesa fu organizzata con velivoli muniti di radar Lichtenstein e di nuovi cannoni come lo schräge Musik montato sul dorso dello  Junkers 88.   La Linea Kammhuber Nel luglio del 1940 il Generalmajor Josef Kammhuber assunse la carica di responsabile della difesa area notturna. Egli creò una linea difensiva che andava dall'isola di Sylt  a Scheldemündung, più tardi conosciuta da amici e nemici come la Linea Kammhuber. Consisteva in una doppia fascia di proiettori e artiglieria contraerea (Flak).  Nell'ottobre dello stesso anno entrò in servizio il radar terrestre di tiro FuMG 65 conosciuto come Würzburg. Si trattava di un sistema molto potente della portata di circa 35 chilometri. Nell'estate del 1941 Telefunken presentò il prototipo del radar di bordo Lichtenstein funzionante a 465 MHz, il vero inizio della caccia notturna. Nei primi mesi del 1942 il FuG 212 Lichtenstein C-1 fu provato dallo NJG/1, di stanza in Olanda, su velivolo JU-88. Il dispositivo non fu accolto con calore da tutti i piloti in servizio, per esempio un asso della caccia come Helmut Lent, con 102 vittorie notturne all'attivo, non ne fu molto entusiasta, preferendo i metodi di caccia tradizionali. Il vantaggio acquisito con l'installazione del radar fu compensato con una perdita di velocità di circa 40 km/h.

  Il Sistema Himmelbett  Il principale sistema per intercettare i bombardieri notturni della RAF prima che arrivassero sull'obiettivo era il sistema radio Himmelbett. Consisteva di una rete di radiofari, per riferimento ed orientamento, associati ad  impianti radar Freya con funzione di Early Warning con portata da 60 a 150 km ciascuno.  Questi dispositivi aiutavano il puntamento dei radar di tiro  Würzburg, denominati A o Rossi, con una portata di 30 km, verso gli echi dei bombardieri in arrivo, fornivano i dati della loro distanza, altezza, velocità e direzione, da inviare ad un centro di controllo terrestre  (Leitstand). Nella stazione di controllo era posto un tavolo di vetro, con la mappa dell'area coperta dal sistema Himmelbett, sulla quale era proiettato un fascio rosso che indicava la posizione nel cielo, del nemico.  Queste stazioni erano soprannominate anche  "Cinema", e "Teatrino di combattimento", perchè erano organizzate come un teatro nel quale i bombardieri nemici erano gli attori proiettati sullo schermo proprio come al cinema. La stazione di controllo era collegata simultaneamente con un altro radar Würzburg, questo denominato B o Verde, che inseguiva il volo del caccia notturno. Attraverso questo dispositivo, il centro di controllo inviava al velivolo i dati di posizione del bombardiere nemico e riceveva indietro i dati sulla posizione del caccia stesso. Nel centro di controllo un fascio di luce blu o verde  proiettato sul tavolo di vetro da 14 metri Seeburg, indicava la posizione degli amici e dei nemici. Mentre era in attesa di ricevere i dati sulla posizione del nemico, il caccia notturno circolava sul radiofaro in un apposito spazio di attesa. Un secondo caccia era pronto al decollo a terra e un terzo era tenuto in allarme. Il sistema Himmelbett era una vasta e complessa rete disposta lungo le rotte di avvicinamento tra l'Inghilterra e i loro possibili obiettivi. Le stazioni erano connesse tra loro via telefono e così la rotta dell'attaccante, seguita da molte stazioni  Himmelbett  prima di raggiungere l'obiettivo, sarebbe stata molto semplice da individuare. Nonostante l'impiego di molto personale e della relativa tecnologia, l'operato delle stazioni di controllo fu molto criticato in quanto spesso fallivano le intercettazioni. Il punto debole era rappresentato dal fatto che per ciascuna area era disponibile ed impiegabile un solo caccia. Inoltre nel 1942 la protezione del Terzo Reich poteva contare solo su sei squadroni di caccia notturni.

Wilde Sau”  Quando gli inglesi cominciarono ad impiegare dispositivi di disturbo elettronico contro la rete radar tedesca e il sistema di navigazione H2S, la rete di difesa notturna entrò in crisi. Fu proposta allora una nuova strategia di intervento. Si pensò che se era impossibile intercettare i bombardieri della RAF che operavano con il sistema di navigazione H2S (in assenza di visibilità e con copertura nuvolosa), allora era del tutto inutile continuare a proibire l'illuminazione notturna delle città obiettivo con la conseguente impossibilità per i difensori di volare, e così facendo facilitare le cose all'avversario. Dunque le città avrebbero dovuto essere ben illuminate con tutti i mezzi disponibili per permettere alla Luftwaffe  e alla contraerea di vedere i bombardieri e di intercettarli. Si osservò che i bombardieri venivano di fatto illuminati, nell'area degli obiettivi, dai riflettori della contraerea a volte anche per diversi minuti. Invece di sperare in qualche fortunato colpo di artiglieria, le città avrebbero dovute essere prive di cannoni e quindi disponibili per la caccia notturna. Gli intercettori avrebbero dovuto essere veloci e monomotori come quelli impiegati di giorno. I Me 109-G e i FW 190  sarebbero stati guidati sull'obiettivo dai radar ed aiutati nella ricerca finale dai sistemi di illuminazione (luci di terra e bengala). Queste tattiche non dovevano essere intese come sostitute di quelle già impiegate, bensì complementari. Il 27 giugno 1943 Goering dispone la costituzione di uno speciale reparto composto da dieci  FW 190 , Me 109 e relativi istruttori. I velivoli furono dotati di serbatoi supplementari da 300 litri per garantire loro un'autonomia di almeno due ore. Questo era molto importante perchè i velivoli non avrebbero dovuto solo pattugliare ma anche avere il tempo sufficiente per ingaggiare e combattere con il nemico. La prima missione fu volata nella notte tra il 3 e il 4 di luglio in un area libera da AAA a 6500 m sopra la Rurh. Purtroppo, quella notte, i bombardieri della RAF non erano diretti in quell'area ma verso Colonia! Il gruppo mosse rapidamente verso la città dove la contraerea non sapeva nemmeno della loro esistenza e faceva fuoco su qualunque cosa si muovesse. A quel punto la tattica fu molto semplice: ognuno per sè, e caccia ad ogni bombardiere che fosse entrato in vista. Furono abbattuti dodici bombardieri al prezzo di un caccia. Goering costituì immediatamente un intero squadrone JG 300, al comando del Cap. Hermann. Alla fine di luglio fu proposta una ulteriore modifica alle tattiche di caccia notturna: i caccia notturni, nei confini della loro zona Himmelbett,  avrebbero dovuto cacciare liberamente. Per questo scopo lo squadrone JG 300 fu rafforzato e durante la notte del bombardamento di Amburgo una dozzina di Wilde Sau riuscirono ad abbattere molti bombardieri. Ma "molti" su oltre settecento non fecero la differenza. Quello stesso giorno, prima dell'attacco, Goering aveva chiamato il cap. Hermann dicendogli che il destino della Germania era nelle sue mani. Era naturalmente troppo tardi per rovesciare il destino delle città tedesche come sarebbe stato dimostrato di lì a poche ore. La prima operazione in forze di Wilde Sau fu condotta nella notte tra il 17 e il  18 agosto 1943 quando, allertati dall'arrivo di 20 Mosquito su Berlino, lo squadrone decollò per difendere la capitale. Ma l'obiettivo della RAF era un'altro. I Mosquito su avevavo il solo scopo di concentrare le forze di difesa sulla capitale e limitare la pressione su Peenemunde, dove fin dall'inizio del conflitto si svolgevano prove e sperimentazioni di nuove armi e tecnologie. Appena ricevuto il successivo allarme la situazione divenne fin troppo chiara. Il primo squadrone ad arrivare sul posto fu quello del Magg. Ehle da St. Trond, Belgio. La prima vittoria della notte fu un Lancaster abbattuto alle 01.35. Fu il primo di 40 velivoli abbattuti e di altri 32 seriamente danneggiati. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1943, in un raid su Berlino la RAF perse, ad opera di Wilde Sau, 56 velivoli tra bombardieri e caccia notturni. 47  furono abbattuti nella notte del 1 settembre vicino a Berlino  e 26 tre giorni dopo. Il Cap. Hermann ricevette l'ordine di allestire una intera divisione area  formata da tre Wilde Sau Geschwader, ma ormai si stava approssimando l'inverno del 1943. Il cattivo tempo ed altre difficoltà lavorarono decisamente contro Wilde Sau. I bombardieri della RAF cambiarono  allora le tattiche di navigazione impiegando sistemi di traguardazione più sofisticati che non richiedevano più il contatto visivo con l'obiettivo. Il Cap. Hermann fece sistemare allora riflettori, flares e bombe che esplodevano a quote più basse dei bombardieri, così che i caccia, che volavano più alti,  sarebbero stati in grado di avvistare le sagome dei bombardieri sotto di loro.  Il peggior nemico di Wilde Sau, restava comunque il cattivo tempo che causò molti perdite, perfino superiori a quelle dovute alle battaglie. Soltanto i piloti molto esperti riuscivano a volare ed atterrare in sicurezza attraverso la nebbia. Ma i piloti esperti erano sempre di meno ed i giovani rincalzi riuscivano solo con difficoltà a trovare la strada di casa. La fine di Wilde Sau arrivò quando entrò in servizio il radar di bordo  Lichtenstein SN2 e allora il JG 30 fu sciolto. 

 

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