Storia della Guerra Elettronica 7. Desert Storm

 

Il 17 gennaio del 1991, circa 700 velivoli da combattimento e 150 missili da crociera penetrarono uno degli spazi aerei più difeso del mondo. Il sistema di difesa aereo iracheno era formato da sistemi d'arma e radar occidentali e sovietici, tenuti insieme da una rete C3 di costruzione francese. Questo IADS disponeva di centinaia di intercettori e batterie SAM, e di migliaia di pezzi contraerei, asserviti da una densa copertura radar e da ridondanti centri di comunicazione e di filtro. All'inizio delle operazioni, le forze della coalizione avevano stimato una perdita di 70 velivoli, solo nella prima notte.  Cinque minuti dopo l'inizio della campagna, nella città di Bagdad, erano stati colpiti 20 obiettivi della difesa aerea, C3, centrali elettriche e posti di comando. Entro la prima ora di ostilità, furono distrutti altri 25 obiettivi dello stesso calibro. Al termine della prima giornata, il sistema di difesa aerea iracheno era ridotto ad un colabrodo, duramente colpito e frammentato. Si trattò di un colpo definitivo. La distruzione fisica apportata e l'impatto psicologico conseguente sui capi iracheni fu così devastante che non riuscirono più ad organizzarsi e a costruire un'adeguata risposta alle operazioni della coalizione. Le linee di comunicazione tra Saddam Hussein e le  sue forze furono seriamente danneggiate. Nel primo giorno di guerra erano stati efficacemente conseguiti i primi due obiettivi della campagna: Isolare e neutralizzare il regime iracheno, bloccare la produzione di energia elettrica.  Questo successo fu conseguito ad un prezzo irrisorio. Un solo velivolo non fece ritorno dalla missione della prima notte, un F-18 Hornet dell'US Navy. Durante l'intera campagna furono realizzate 65.000 sortite con la perdita di 38 velivoli, una percentuale di perdite valutabile intorno al 0.06%. E' molto utile analizzare i motivi che hanno contribuito a realizzare questo successo operativo. Uno dei contributi fondamentali fu dato dall'ELINT. L'ordine di battaglia elettronico iracheno (EOB), fu costruito in modo dettagliato grazie ad oltre sei mesi di attività di piattaforme dedicate come l'RC-135, l'EP-3, il Nimrod R ed altri velivoli SIGINT. Prima dell'inizio della guerra, velivoli della coalizione avevano ripetutamente volato dritti verso i confini iracheni, dando l'impressione di volerne violare lo spazio aereo, per poi virare improvvisamente all'ultimo momento. Questi velivoli furono ripetutamente ingaggiati dagli iracheni, che accendendo i radar rivelarono la loro posizione e diversi altri parametri. Queste informazioni vennero utilizzate per programmare i dispositivi RWR, i disturbatori e i sistemi di puntamento.  Oltre ad applicare con parsimonia l'EMCON, gli iracheni raramente spostavano i loro sistemi SAM mobili. In questo modo fu facilitato il lavoro di programmazione e puntamento degli obiettivi.  I velivoli SEAD impiegarono i dati ELINT per programmare i missili antiradiazione e i loro apparati ESM. Gli assetti SEAD includevano velivoli F-4G Wild Weasel e F-16C, F/A-18C, EA-6B, A-7E e A-6E armati di missili HARM, e nove TORNADO GR-1 armati con missili ALARM. Le informazioni raccolte da SIGINT ottimizzarono il lavoro di disturbo elettronico effettuato da EF-111, EA-6B e EC-130. L'analisi dell'EOB iracheno facilitò inoltre la sorpresa e le azioni di inganno. I sistemi di Early Warning iracheni si abituarono alla presenza di velivoli della coalizione presso i confini, da mesi di voli costanti. Erano anche stati abituati ad osservare un forte incremento di attività di volo, una volta alla settimana, così la notte dell'attacco nulla sembrava fuori dell'ordinario. L'attacco cominciò con nove elicotteri AH-64 Apache, guidati da tre MH-53J Pave Low, che volando sotto la copertura radar attaccarono due centri di avvistamento dentro i confini iracheni, con missili Hellfire.  Molti dei 700 velivoli che attaccarono l'Iraq quella notte, sgusciarono attraverso il buco creato dall'attacco nel sistema di avvistamento. Tredici minuti dopo l'attacco degli elicotteri, un F-117 attaccò un centro protetto IOC, nel sud del paese e in un secondo tempo un SOC. Pochi minuti più tardi, all'ora "H", due F-117 misero a segno le prime bombe su Bagdad, rapidamente seguiti dai missili di crociera. I centri di avvistamento, i GCI e i radar di acquisizione non distrutti vennero disturbati dagli EF-111 e dagli EA-6B, mentre i velivoli EC-130 si prendevano cura dei centri di comunicazione, linee di collegamento e sistemi di navigazione associati con lo IADS. Nella prima ora di attacco furono sparati oltre 200 missili HARM, che colpirono diversi obiettivi. Il successo dei velivoli SEAD fu in parte dovuto all'impiego di inganni elettronici (Deception). Per l'occasione furono convertiti in falsi bersagli (Decoy) 44 drones BQM-74C, in grado di simulare velivoli F-15, F-111 e missili da crociera. Gruppi di drones furono lanciati contro basi aeree, siti SAM e della contraerea nei dintorni di Bassora, Kuwait City e Bagdad. Quando gli operatori dei SAM illuminarono i drones, furono lanciati i missili HARM dai velivoli in attesa. Furono anche impiegati, con successo, i TALD (Tactical Air Launched Decoy). In 72 ore i velivoli A-6, A-7, F/A-18  e S-3, lanciarono 137 di questi dispositivi, contro cui gli iracheni spedirono tutte le loro limitate riserve di SAM. Gli iracheni erano convinti di aver distrutto centinaia di velivoli avversari.  Solo dieci dei trentotto velivoli della coalizione abbattuti furono persi a causa di missili guidati da SAM, nessuno durante le operazioni di scorta ai velivoli SEAD. Anche i sistemi EW difensivi hanno avuto il loro ruolo nel contenere le perdite a numeri così bassi. Tutti i velivoli della marina americana erano dotati di disturbatori interni e di RWR, così come i  Tornado della RAF, gli italiani e i Jaguar. I velivoli USAF erano equipaggiati con 390 moderni apparati da disturbo esterni. Nessuno dei velivoli della coalizione era equipaggiato con MAWS, eppure solo tredici velivoli furono abbattuti o danneggiati da missili IR. La maggior parte di queste perdite avvennero durante le missioni CAS con volo a bassa quota. Gli altri obiettivi della operazione "Desert Storm" erano di colpire i sistemi di comunicazione e i nodi C3, e di conseguire e mantenere la superiorità aerea.  Tutti gli obiettivi furono raggiunti.

 

 

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