87^ Squadriglia "Serenissima" - 5. Velivolo SVA

Il Cap. Massoni su velivolo SVA Velocissimo ed innovativo sotto il profilo della tecnica aeronautica, lo SVA fu tra i primi aerei di concezione e costruzione interamente italiana. L’acronimo “SVA” deriva dalle iniziali dei cognomi Savoia e Verduzio, gli ingegneri che lo progettarono, e Ansaldo, la ditta che lo costruì in circa duemila esemplari a partire dal 1917. Impiegato principalmente in missioni di ricognizione nel corso della grande guerra, questo velivolo divenne leggendario tra i piloti per avere effettuato alcuni voli memorabili; primo fra tutti quello su Vienna, il 9 Agosto del 1918, compiuto dagli SVA della 87^ Squadriglia “Serenissima” al comando di Gabriele D’Annunzio. Nel dopoguerra, grazie alla forte determinazione dei piloti ed alla scrupolosa preparazione delle imprese, due SVA andarono da Roma a Tokyo in un eccezionale volo di 18.000 km, mentre quello pilotato dalla Medaglia d’Oro Antonio Locatelli attraversò le Ande con un volo solitario. Presso il Museo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle è conservato un esemplare dello SVA V. Il velivolo esposto, appartenuto al Maggiore Giordano Bruno Granzarolo, è proprio uno di quelli che effettuarono il volo su Vienna del 1918 lanciando manifestini che invitavano l’Austria alla resa. Per alleviare la dipendenza italiana dalle tecnologie straniere i capitani Umberto Savoia e Rodolfo Verduzio iniziarono nel 1916 lo studio di un nuovo aereo. Al progetto collaborò il tenente ingegner Celestino Rosatelli, mentre la produzione fu affidata all'Ansaldo di Genova e l’aereo divenne SVA: Savoia, Verduzio, Ansaldo. II primo volo ebbe luogo il 19 marzo 1917 e un mese dopo il prototipo fece registrare una velocità di oltre 223 km/h. In agosto i primi SVA in configurazione da caccia andarono alla 91ª squadriglia per una valutazione operativa che evidenziò problemi di armamento, visibilità e manovrabilità. Il direttore tecnico dell’Ansaldo, sottotenente ingegnere Giuseppe Brezzi, sviluppò allora nuove versioni, tra cui lo SVA5 da ricognizione, con due mitragliatrici Vickers laterali, due macchine fotografiche, tre attacchi per bombe da 162 m/m. Se i piloti da caccia respingevano lo SVA, quelli della ricognizione lo trovarono nettamente superiore ai tipi esistenti. La prima missione operativa venne effettuata il 9 ottobre 1917 dal tenente Natale Palli, cui dieci mesi più tardi sarebbe toccato condurre nel cielo di Vienna Gabriele D’Annunzio. L’impresa, portata a termine da sette degli 11 SVA dell’87ª Squadriglia decollati dal campo di San Pelagio (Padova), rimane la più celebre missione degli SVA. Gli italiani volarono nel cielo della capitale austriaca, lanciando manifestini tricolori inneggianti alla rivolta e fotografando tutta la città. La produzione proseguì sino agli anni Venti in numerose versioni, anche biposto, per un totale di circa duemila esemplari, gli ultimi dei quali volarono fino alla metà degli anni Trenta. Presso il del Museo Caproni di Trento è esposto lo SVA 11777 che ha partecipato al volo su Vienna pilotato da Gino Allegri. Il velivolo aveva una apertura alare e una lunghezza di 8 metri, alto 2,65 metri, aveva un peso a vuoto di 655 kg. Equipaggiato con un motore SPA6 con sei cilindri in linea di oltre 200 cavalli.

 

 

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