Verona - Gli inizi

Il primo pallone aerostatico si alzò dalla città scaligera solo qualche mese dopo il grandioso evento dei fratelli Montgolfier. Le cronache ci narrano che verso la fine del 1783, il veronese Pietro Cossali, professore di calcolo sublime nell’Università di Padova, astrononmo e studioso dell’aeronautica, fu il primo ad innalzare un globo aerostatico a Verona. Non è nota la data esatta del giorno in cui avvenne l’esperimento, ma da alcuni documenti pubblicati da P. Giuseppe Boffitto appare che ciò sia avvenuto verso la fine del 1783. Da una lettera di Benedetto Del Bene, spedita da Verona e datata 3 ottobre 1803, indirizzata al professore di astronomia dell’Università di Parma, sempre il Pietro Cossali, si può ricavare qualche notizia sull'avvenimento successivo. Srive il Del Bene che il “comico” Silvestrini”, nell’estate del 1803, aveva fatto tappa in estate in città, dando spettacolo di lanci di palloncini liberi, e poco più tardi con un manifesto annunciò al pubblico che al 2 ottobre avrebbe compiuto un’ascensione all’Arena, in compagnia del figlio. Il numero dei forestieri accorso in città fu enorme. Si cominciò con il lancio di una specie di pallone pilota che innalzandosi rapidamente diede speranze di buona riuscita dell’ascensione dei due aeronauti. Acceso il fuoco della seconda mongolfiera che doveva trasportare i due passeggeri, quando il pallone sembrava abbastanza gonfio, il solo Silvestrini entrò nella navicella, ma il globo non si innalzò; si riattiva il fuoco, si sostituisce una cesta di vimini alla barchetta più pesante, ma anche questi accorgimenti non bastano perché il pallone possa innalzarsi. Il Commissario di Governo che assisteva allo spettacolo, tanto per dare qualche soddisfazione alla folla esasperata, dà ordine che si tagli la fune che tratteneva il pallone, il quale, libero ora d’ogni peso, sale appena da poter uscire dall’Arena trascinandosi sui tetti delle case, ove si incendia. Fortunosamente dopo questo cattivo risultato, potè riabilitarsi agli occhi dei veronesi in altra ascensione della quale abbiamo trovato notizie nel “Corriere Milanese” del 1804. Detto giornale contiene una corrispondenza da Verona del 4 febbraio nella quale si narra che il 22 gennaio “il Professor Silvestrini fece un’ascensione in qualla città con la mongolfiera. La partenza avvenne regolarmente, ma l’aeronauta giunto ad un’altezza nella quale il freddo era intenso, provvide alla discesa diminuendo il fuoco sotto il pallone, se non che nel sortire dalla navicella per toccar terra, la scossa riattivò il fuoco, il globo si innalzò in alto e l’aeronauta potè a stento salvarsi scivlonado lungo una corda. La mongolfiera alleggerita si rialzò un poco, andando poi a posarsi sopra un albero sul quale s’incendiò. Nel 1825 fu la volta del grande aeronauta bolognese Francesco Orlandi, che dopo aver esposto la sua macchina nella chiesa di S. Antonio di Verona, diede spettacolo partendo dall’Arena. Era il 1 novembre e partendo dall’anfiteatro cittadino salì a metri 3500, con la moglie e con un tale Domenico Tisatti, detto Chitarra scendendo poi a circa un miglio e mezzo, poco lungi dall’Osteria della Croce Bianca. Vent'anni dopo, nel 1845, la provincia veronese fu protagonista di un insuccesso di un'altro grande pionere del volo con il pallone, Arban. Il 3 agosto 1845 Francesco Arban partì dall’Arena di Milano per un volo e cadde a Besentrate a 31 chilometri dalla città. Mentre l’aeronauta poneva il piede a terra, il pallone gli sfuggì e venne ritrovato il giorno seguente a Vigasio, a 13 chilometri da Verona. Un'altra figura di pioniere veronese è quella del dottor Carlo Casoni, cittadino che prendeva nel 1872 il brevetto per la “direzione dell’aerostato”, pubblicando poi nel 1874 una breve memoria in proposito. Nella realzione descrive un aerostato ha forma di cilindro orizzontale diviso in più sezioni, o sacchi, ognuno indipendente dall’altro mediante diaframmi di seta, e racchiusi entro la rete. Lungo l’asse del cilindro corre un tubo di ferro dal quale scendono altri due sostenenti la navicella, in modo da formare un tutto rigido. Sotto al cilindro vi era una palla di metallo che scorrendo lungo una fune da un capo all’altro dell’aerostato, serve a dargli le inclinazioni volute. Alla coda del cilindro è applicato un timone di cinque metri quadrati. La propulsione si doveva ottenere con un ventilatore di circa un metro di diametro, suscettibile di 2500 giri al minuto, mosso da una macchina a vapore o anche a mano. I tempi erano pronti per la realizzazione del dirigibile.

Dal 26 al 29 giugno 1904 la città scaligera organizza le "Feste Aeronautiche", manifestazione di aerostati in parteza dall'Arena. Il 19 marzo 1908 si svolse la prima edizione della "gara Aeronautica Città di Verona". La partenza ebbe luogo dallanfiteatro e vi parteciparono tre palloni: il Santarellina di 900 mc pilotato da Mario Borsalino, il Condor di 800 mc pilotato da Celestino Usuelli, il Veneto di 600 mc pilotato da Nico Piccoli. La vittoria arrise al pilota Borsalino, secondo classificato Piccoli, che scese a Rossano Veneto, terzo Usuelli. La seconda edizione si tenne il 15 marzo dell'anno successivo; Organizzata dalla Sezione di Milano della Società Aeronautica Italiana, doveva svolgersi domenica 14 ma fu rimandata al giorno seguente a causa del maltempo. La gara di distanza riservata ai palloni liberi inferiori ai 1000 mc, non potè essere effettuata a causa della mancanza del gas necessario, e pertanto fu mutata in una gara con discesa in località prestabilita. Dopo aver esaminato le direzioni dei venti, venne fissato l'arrivo presso la stazione ferroviaria di Thiene, a 50 km. in retta linea da Verona. Dei sei palloni iscritti, ne partirono cinque dall'Arena; il Germana di 900 mc (cap. Romeo Frassinetti e Comm. Cobianchi), l'Inca di 900 mc (Carlo Crespi, Guido Riva e Carlo Forti), lo Schnell di 600 mc (Cesare Longhi), il Condor di 900 mc (Celestino Usuelli e Mario Borsalino), il Ruwenzori di 2000 mc (Nico Piccoli, O. Orti Manara, Serenelli, A. Fossi, Bresavola, Flori) fuori concorso. Vinse il Condor che riuscì ad atterrare a quattro chilometri da Thiene. Emozionante fu la partenza del Ruwenzori, che un colpo di vento gettò contro i gradini dell'Arena, ferendo leggermente una bambina, spezzando lo steccato e mettendo in fuga tutti i vicini. I palloni si diressero verso nord-est, e ben presto furono investiti sulle Prealpi da una tormenta di neve. II meglio condotto fu il Condor, che scese a 4 km. da Thiene. La Germana prese terra presso Lugo Vicentino. L'Inca atterrò a quattro ore di strada mulattiera sopra Valdagno. Lo Schnell si fermò in mezzo ad un nevaio, sopra a Giazza di Selva di Progno. Infine il Ruwenzori scese al passo della Lora, sopra un campo di neve di cinque metri di altezza. I passeggeri dovettero pernottare sull'alta montagna, in mezzo alla tormenta ed alle valanghe, e solo la mattina successiva, poterono giungere a Recoaro.

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