72a Squadriglia Caccia - 8. Ten. Pilota Gino Suali

Ten. Pilota Gino Suali Per l'aviazione italiana nella Grande Guerra, l'ultimo caduto fu un tenente pilota toscano, di Poggibonsi, Gino Pellegro Suali, della 72^ Squadriglia Caccia. Era nato il 9 maggio 1891, da una famiglia di commercianti, e come tutti i giovani con un pò di fuoco nelle vene del suo tempo, la favolosa Belle Epoque, era stato appassionato della velocità, dedicandosi alla bicicletta, alla motocicletta e all'automobile. Allo scoppio della guerra, i pochi che si intendevano di motoristica in un'Italia ancora in buona parte agricola erano merce preziosa, ricercata dalle forze armate, e Suali si arruolò come volontario automobilista. Fu assegnato alla 4^ Armata, sul fronte del Cadore, dove operò come autista di camion fino al novembre del 1915. In quel periodo le milizie volontarie furono sciolte, e gli specialisti privati entrarono a tutti gli effetti nei ranghi dell'Esercito. Gino Suali fu mandato alla 4^ compagnia Automobilisti di Piacenza, ed ottenne la nomina a sottotenente nell'arma di artiglieria. Nell'agosto del 1916 veniva trasferito al 11° Autoreparto di Padova, e nel settembre del 1916 tornava al fronte, come comandante della 786^ Auto Sezione di autocarri per il servizio di trasporto di munizioni sul fronte dell'Isonzo. I trasporti automobilistici furono un elemento dimenticato ma importantissimo dello sforzo di guerra, un lavoro pieno di rischi ma privo di riconoscimenti. Nella primavera del 1917 Suali ha il compito di trasportare i rifornimenti alla testa di ponte di Slava, oltre l'Isonzo, in un terreno continuamente battuto dal fuoco nemico. Così Suali lo descriveva in una lettera ad un amico: "Ti dico soltanto che facciamo una strada con i parapetti di sacchetti di terra per difenderci dalla mitragliatrice austriaca. Giovedì mentre guidavo la macchina, ho avuto il meccanico che mi sedeva accanto leggermente ferito per shrapnel. Ieri notte vi è stato un automobilista morto da pallottola di fucile. Ma non per questo devi credere che sia un morituro. Tutt'altro! Il mio morale è altissimo e sono sicuro di essere invulnerabile. Piuttosto è un servizio un pò duro perchè oltre alle otto ore di lavoro ogni notte me ne hanno aggiunte altre 4 di giorno" Durante la decima battaglia dell'Isonzo, nel maggio del 1917, Suali partecipa alla presa dei monti Kuk e Vodice e viene proposto per una ricompensa al valore. Poco dopo, in giugno, viene trasferito e , assegnato al comando di una sezione di autotrattrici, viene mandato sul fronte del Pasubio, spostando cannoni sulle difficili strade montane. Come quasi tutti i suoi contemporanei, però, sente il fascino dell'aviazione, la nuova arma che porta le potenzialità del motore alla massima espressione e libera gli uomini dal fango delle trincee. Solo nell'ottobre del 1917, dopo oltre due anni di guerra, riesce ad ottenere il passaggio in aviazione, e viene mandato come allievo aspirante pilota alla scuola Gabardini di Cameri.

Dopo tanta attesa, inspiegabile data la sua specializzazione di automobilista, il suo addestramento è invece rapidissimo: ottiene il primo brevetto di pilota a Cameri già agli inizi del 1918, passa quindi al campo scuola di Busto Arsizio ed ottiene il secondo brevetto, quello di pilota militare, già il 6 aprile 1918. Viene quindi inviato a Furbara, presso la nuova scuola di acrobazia e tiro aereo, ossia di addestramento caccia, e anche lì i suoi  progressi devono essere stati notevoli, perchè il 9 giugno del 1918 lo troviamo già assegnato alla 72^ Squadriglia Caccia. Era in un settore del fronte, la difesa di Brescia, non particolarmente attivo, ma il reparto era però valido e combattivo, tanto che nel giugno stesso, nella preparazione per la prevista offensiva austriaca, e per quella che sarà la battaglia del Piave, assegnato alla Massa da Caccia, al comando del ten. Col.Piccio. E' in questa situazione che venne a trovarsi  il novellino tenente pilota Gino Sauli. Svolge subito numerose missioni di pattugli, , scorta e mitragliamento, nel corso di una delle quali perde la vita un suo collega, il ten. Camillo Sommariva. Così Suali descrive quel periodo: "Sul principio si andava cento metri sopra gli austriaci a mitragliare. dopo la morte del maggiore  Baracca in una di tali azioni, ci ordinarono di tenerci oltre i 500 metri, ma era poco igienico lo stesso, le mitragliatrici austriache colpivano l'apparecchio continuamente. però loro sono stati un pò peggio di noi, e ogni volta che ci vedevano piombare loro addosso, succedeva un fuggi fuggi generale. Se pensi che questi mitragliamenti venivano fatti con un centinaio di apparecchi da caccia, e che tenevano il nemico due o tre ore sotto il fuoco in diversi punti strategici, puoi immaginarti anche l'effetto morale che facevano loro. La maggio parte di questi voli li facemmo sotto la pioggia dirotta, immagina quindi la vita nostra.." Il primo luglio la 72^ Squadriglia torna a castenedolo, da dove continua ad affrontare i rari nemici che si affacciano in quei cieli. Il 15 luglio Sauli incontra un caccia austriaco in volo presso un aeroporto nemico. Lo attacca, ma subito la sua mitragliatrice si inceppa, e in quel mentre viene attaccato a sua volta da altri cinque caccia nemici. Per venti minuti il pilota italiano cerca di riguadagnare le sue linee manovrando continuamente  per evitare gli attacchi dei caccia con le croci nere, finchè non riesce a convincerli di non essere una preda facile, e torna a casa incolume. Il 17 agosto Gino Suali rivendica la sua prima vittoria, un Branderburg abbattuto sull'Adamello, e precipitato a Carisolo, in Val Rendena. Il 21 agosto 1918 Suali è in volo con il ten. Lorenzo Bellei, quando incontra una pattuglia di tre Albatros D.III nemici.

Alle prime raffiche uno dei tre si allontana subito in volo irregolare e scompare alla vista, gli altri due duellano a lungo con i due caccia italiani, finchè il combattimento si interrompe e i nostri rientrano al campo. Nei loro rapporti, non rivendicano vittorie, ma le segnalazioni degli osservatori da terra confermano l'allontanamento del primo caccia austriaco, in condizioni critiche. Se il primo non si è sfragellato cadendo in terra, deve essere tornato a casa molto malconcio..." commenta Sauli in una sua lettera.A metà ottobre 1918 la 72^ Squadriglia, che intanto è passata al comando del Cap. Renato Tasselli, viene assegnata al nuovo XVII Gruppo Caccia, e trasferita a Quinto di Treviso, insieme alla prestigiosa 91^ Squadriglia "Baracca". Si prepara l'offensiva finale e la 72^ entra a far parte della nuova Massa da Caccia, che contribuisce a trasformare in rotta la ritirata finale dell'esercito austro-ungarico. Suali partecipa alle ultime missioni. La mattina del 4 novembre, quando l'armistizio era già stato firmato, giunge un ordine del Comando Gruppo Caccia di compiere una ricognizione. Suali parte alle 12,40 ma poco dopo, per cause imprecisate  il suo Hanriot matricola 19348 urtava col carrello contro il tetto di una casa a Magrè, presso Schio, e precipitava. Sbalzato fuori dall'apparecchio, Gino Suali moriva poco dopo all'ospedale da campo 8102, già in stato di completa incoscienza. In totale, nei suoi cinque mesi di servizio presso la 72^ Squadriglia, aveva compiuto 79 voli di guerra: 57 crociere, 9 mitragliamenti, 13 scorte, 3 combattimenti, una vittoria rivendicata il 17 agosto e un'altra probabile, in concorso, il 21 agosto. A Gino Suali, pilota coraggioso e sfortunato, l'ultimo caduto di guerra dell'aviazione italiana nella 1^ Guerra Mondiale, venne concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare.

 

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